Daniele Donato un cuoco diamantese alla conquista del mondo
Alla conquista del mondo con i consigli di Gualtiero Marchesi
Gualtiero Marchesi, scomparso nel dicembre 2017, ha lasciato un immenso patrimonio di cultura culinaria e di insegnamenti nell’arte della cucina della quale era maestro riconosciuto di livello mondiale. Tra i suoi allievi, un giovane diamantese, Daniele Donato, che grazie al suo talento e alla sua passione ha intrapreso una carriera che l’ha portato a lavorare in prestigiosi ristoranti italiani ed internazionali. Daniele nel 2012 risultò il miglior studente del Corso Superiore di Cucina Italiana di Alma, la scuola internazionale di cui Gualtiero Marchesi era Rettore. Un risultato che ottenne con il punteggio di 95/100 nella XVesima edizione del Corso, un’edizione allora da record per numero di studenti che affrontarono e superarono gli esami finali. Lo stesso Marchesi consegnò a Donato l’attestato di cuoco professionista nel corso di una cerimonia pubblica che si svolse a Parma.
Daniele, che adesso lavora a Parigi, ricorda così quel periodo determinante per il suo futuro: «Alma mi ha cambiato la vita. Durante il percorso fatto in quella scuola, infatti, ho avuto la possibilità di lavorare in uno dei migliori ristoranti al mondo l’Osteria Francescana di Modena con a capo lo chef Massimo Bottura. Là mi sono confrontato con veri professionisti. Poi l’esperienza nelle cucine del ristorante Il Canto, dove ho avuto la fortuna di lavorare con lo chef Paolo Lopriore, definito il figlioccio di Marchesi! Da lì – racconta Daniele – mi sono trasferito in Francia, passaggio fondamentale per diventare chef: rigore, rispetto per la materia prima e apprendere le vere basi di cucina! In Francia ho incontrato un altro discepolo dì Marchesi, Vittorio Beltramelli che con il suo aiuto mi ha fatto ambientare a Parigi e conoscere i cuochi francesi, fino a lavorare al secondo piano della Tour Eiffel al Ristorante gastronomico Jules Verne. Là ho iniziato da commis di cucina fino a diventare secondo chef. Una grandissima esperienza !!!! » . Dalla torre Eiffel a New York al ristorante Daniel Boulud, definito dal NewYork’s Time come il boss della gastronomia. Pur giovane Daniele Donato ha già tante importanti esperienze alle spalle ma non si monta la testa: « Ora sono tornato a Parigi per una collaborazione con il gruppo Nocits (una catena di locali presenti in tutta la città). Restando con i piedi per terra perché per adesso sono solo un cuoco (lavoro duro e difficilissimo) ho molti progetti per il futuro e tra questi un viaggio in Giappone alla scoperta della cultura nipponica. Un viaggio consigliato a tutti i cuochi del domani dal signor Marchesi». Ed è proprio al compianto “Principe Gourmet” che Daniele rivolge il suo pensiero: « Un grande grazie ancora a Marchesi uomo saggio che ha incoraggiato tanti umili cuochi Italiani ! ».
Ma da dove parte la passione di Daniele prima dell’incontro con Marchesi, ripercorriamo le tappe della sua storia: « Ho sempre amato il cibo in tutte le sue forme dalla raganella della nonna al Ramen di Ippudo a New York. Da piccolo mangiavo sempre e continuava a piacermi il cibo, finché ho cominciato a pormi la domanda: come si fa a preparare tutto quello che mangiò? Allora decisi di prestare attenzione di più a come mia mamma cucinava, osservavo mia zia fare il pane, e soprattutto la nonna che tirava fuori dei piatti stupendi come il soffritto con i peperoni “vruschi”, in occasione della tradizionale uccisione del maiale. L’occhio clinico di mio padre capì che di quel “vizio” potevo farne un lavoro e mi portò a far conoscere un suo amico Massimo Occhiuzzi, un bravissimo cuoco di Cetraro al quale devo molto perché è stato il primo ad avermi svezzato in cucina, e dopo aver conosciuto lui non ho mai più lasciato il mondo del cibo. Dopo ho frequentato la scuola alberghiera con docenti come Salvatore Benvenuto e Franco Felice, davvero due grandi !».
Ed ecco allora l’incontro con Marchesi: «Da lì decisi poi di approfondire e quindi iscrivermi ad Alma, appunto la scuola di cucina Italiana fondata da Gualtiero Marchesi. Ho scelto questa scuola per il suo fondatore e perché vedevo in lui non solo un cuoco ma il cambiamento. Il Maestro Marchesi ha fatto un po’ da parafulmine a tutti i cuochi di oggi, da quando ha rivoluzionato la cucina Italiana. Nessuno lo comprese allora anche se non aveva fatto nulla di male, anzi! Lui ha guardando il passato in chiave critica e non nostalgica ispirandosi alle tradizioni italiane. Un esempio al quale possiamo fare riferimento è lo spaghetto aglio olio e peperoncino preparato da lui a Diamante: uno spaghetto cotto e condito a freddo così da esaltare al meglio tutte le caratteristiche di un buon peperoncino calabrese. Io ho un bellissimo ricordo di lui. Una volta ad Alma in una lezione di pratica mentre io e il mio compagno di postazione criticavamo un suo piatto, il raviolo aperto, perché, secondo il nostro stupido parere era troppo rivoluzionato. Marchesi comparve alle nostre spalle e disse: “E’ solo l’incomprensione che crea giudizio, poi un po’ alla volta ci si avvicina incuriositi e si cambia, così si evolve il mondo così si crea la storia”. Da quel giorno forse non ho mai smesso di essere curioso. »
Giuseppe Gallelli