Sulla cultura si deve spendere non guadagnare. Nota dell’Assessore Maiolino a margine dell’ultimo Consiglio Comunale

Anche nell’ultimo consiglio comunale abbiamo ascoltato la solita strumentale tiritera a riguardo del
patrimonio culturale di Diamante che a parere di qualcuno dovrebbe produrre tali e tante entrate che potrebbero dare la copertura economica alle misure più svariate; anzi ritenendo costoro, che i mancati introiti del DAC – Ponte delle Arti e Delle Culture, della Torretta del Semaforo, dei Ruderi di Cirella, del Teatro dei Ruderi, solo per citare le strutture più strettamente di valenza culturale, siano responsabili della situazione economica dell’Ente, manca poco che si proponga di venderli come i gioielli di famiglia. Per il vero non si è osato tanto, ma sentire proporre continuamente che tali strutture, non solo non producono un euro, ma che hanno anche dei costi per la comunità, mi obbliga a qualche chiarimento non tanto nei riguardi di chi sostiene queste ipotesi, ma soprattutto nei riguardi dei cittadini che hanno il diritto di conoscere i meccanismi, virtuosi o scellerati che siano, che regolano le strategie economiche dell’Ente.

Siamo profondamente convinti, che l’obiettivo principale dell’ utilizzo delle succitate strutture, sia quello di essere contenitori di cultura, di essere strumenti di opportunità culturali, locations di dinamismo culturale; l’obiettivo secondario è quello di garantirne la fruibilità continua e la necessaria manutenzione e solo in ultimo, qualora fosse possibile, recuperare qualcosa da reinvestire nei due obbiettivi principali. Siamo profondamente convinti quindi, che al pari di un opera pubblica per la quale si richiedono finanziamenti, si accendono mutui e si prevedono specifiche voci di bilancio, un’ opera culturale debba seguire la stessa filosofia; così come un muro di contenimento o un marciapiede vengono realizzati per garantire la sicurezza di una passeggiata e nessuno si preoccupa che da quel passeggio non si ricava niente così dovrebbe essere naturale pensare ( e noi lo pensiamo ) che il DAC – ponte delle Arti e delle Culture che ospita dibattiti, convegni, proiezioni , mostre e che in questo momento rappresenta l’epicentro culturale completamente a disposizione di tutti, sia percepito come patrimonio collettivo e non come mero e burocratico “ immobile comunale” da parametrare in metri quadri, canoni e ticket e soprattutto non come luogo che per essere fruito debba prevedere la vendita del servizio che vi viene erogato o del “ bene culturale “ che vi viene dispensato. Lo stesso ragionamento è valido per la Torretta del Semaforo, la cui particolare conformazione, limita enormemente le possibilità di impiego e che non può essere considerata alla stregua di una bottega con i suoi orari di apertura e chiusura e il suo incasso di fine giornata.

Anche il Teatro dei Ruderi, che apparentemente si presenta come una struttura, che per la tipologia dei grandi eventi capace di ospitare, potrebbe consentire chi sa quali ritorni, diventa di complicata gestione se si dismette di attuare le linee guida dei bandi di affidamento che finora hanno consentito, anche se in modo non del tutto soddisfacente, di poter contare su un attrattore turistico e promozionale di primario livello. Chi pensa che i ruderi di Cirella debbano produrre reddito per l’Ente dimostra di non conoscere completamente il territorio, le tendenze, le strategie che vanno adottate in tali contesti e soprattutto dimostra di non conoscere la realtà. Tutto ciò non vuol dire che è obbligo di questa AC di contemplare anche le esigenze normative, derivanti ad esempio, dalle aderenze ai piani di destinazione degli interventi di finanziamento, ben consapevoli però, che rimane responsabilmente prioritario fare in modo che il nostro patrimonio a valenza storico-architettonico-culturale, non sia, come in altre occasioni ho avuto modo di sostenere, una rimessa comunale che fitta i posti macchina, ma siano fucine virtuose di crescita culturale e sociale della nostra città.

Con le dovute proporzioni il ragionamento si applica agli immobili comunali ad uso sportivo che devono essere anche essi pensati come strutture di servizio a disposizione dei giovani e degli sportivi che in questo modo vengono sottratti alla strada, mentre sicuramente è da considerare l’iscrizione a reddito di immobili ad uso abitativo e commerciale che sono nella disponibilità del Comune. Abbiamo questa visione del problema e siamo tra quelli che inorridirono quanto un improvvido ministro sostenne che con la cultura non si mangia. La cultura, strettamente collegata al Turismo, e in senso più ampio la Grande Bellezza dell’Italia, il Made in Italy, il Cinema, la Musica, il Teatro, la Lirica, la Moda, costituiscono i motori principali della nostra economia, per questo pensiamo che un sito archeologico debba essere valorizzato come un brand della moda. Solo che nella moda si vende un capo d’abbigliamento, col sito archeologico si richiamano i visitatori il cui indotto economico non si commisura al ticket di ingresso ma sul soggiorno e sui consumi collegati. Se avessimo un grande museo, personalmente incentiverei la politica dei musei aperti e gratuiti e degli incentivi promozionali. Non abbiamo, in confronto all’immenso patrimonio​ dei beni culturali d’Italia, siti e opere importantissime ma abbiamo, un insieme di beni materiali e immateriali (Arte Natura e Cultura) di cui dobbiamo essere orgogliosi, che dobbiamo tutelare e promuovere, mettere a disposizione dei cittadini e dei visitatori e sottrarre dalle grossolane strumentalizzazioni a cui da tempo stiamo assistendo.

Franco Maiolino – Assessore al Turismo

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