Una riflessione sulla Pasqua di quest’anno

di Don Michele Coppa – Parroco dell’Immacolata Concezione di Diamante

 

Per definire la Pasqua di quest’anno prendo spunto da due brani del Nuovo Testamento. Il primo: “ ho desiderato di mangiare questa Pasqua con voi prima di soffrire” (Lc 22,15). Il secondo: “Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!  Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità”( 1Corinzi 5,7-8). Due brani per esprimere il senso di questa Pasqua: ha il gusto ed il colore del desiderio. La pandemia del covid 19 che costringe a “restare a casa”, limitando di molto i gesti, i segni, le celebrazioni comunitarie, rende stretta ma preziosa e vivace la famiglia, ma anche la propria interiorità. La vita familiare è chiamata a dare più spazio a relazioni che, in tempi normali, sono abbastanza superficiali e frettolosi. Il desiderio di profondità in famiglia, di coinvolgimento più creativo corrisponde al desiderio di Gesù di “mangiare la Pasqua con gli apostoli”,la sua famiglia. Se questo desiderio viene vissuto con intelligenza e verità, alimenta anche il desiderio di una pasqua sociale: festa del bene comune, di cui la famiglia è il laboratorio. E così di seguito: desiderio di salvaguardia del creato, desiderio di semplicità e lealtà, desiderio di politica più incisiva ed esclusivamente al servizio della salute fisica e spiritale dei cittadini, desiderio di una vita più ordinata ed organica. Questi e tantissimi altri “desideri” di qualità devono diventare progetti di vita. Tutto questo però, se lasciato nelle sole mani dell’uomo, diventa come neve che si scioglie al sole di primavera. Che ci vuole allora? Il senso vero ed unico della Pasqua: la fede in Gesù, figlio di Dio, che muore e risorge per l’umanità. E’ Lui che rende possibile e reale il cambiamento del cuore dell’uomo. Pasqua uguale Risurrezione. Cristo risorto non muore più. In Cristo risorto avviene la risurrezione dell’uomo, della società, della politica, della cultura, dell’economia, della natura. Se c’è fede nel Risorto, ci sarà stabilità. Senza questa fede si ricade nel “virus” della malattia e della morte. Ecco allora, di conseguenza, il secondo brano: “togliere il lievito vecchio, per essere pasta nuova”, perché, grazie alla risurrezione di Gesù siamo diventati “azzimi” (puri), veri, senza ipocrisia, senza egoismo, liberati dal peccato. Utopia? Se ci si fida solo dell’intelligenza e della scienza umana sarà sicuramente utopia. Ma se ci si fida di Dio e si fa entrare il vangelo nell’intelletto e nel cuore dell’uomo, sarà tutta un’altra storia: la vera Pasqua abitata e vissuta da uomini e donne ai quali sta a cuore contagiare il mondo col buon odore di Cristo risorto. Cristiani e uomini “azzimi”, puri come il Maestro. A Pasqua ci salutiamo così: “Cristo è risorto!” E si risponde: “E’ veramente risorto, Alleluia!”

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