Intervista alla scrittrice Sabatina Napolitano. Sabato 25 giugno a Diamante la presentazione del suo libro Origami
Il 25 giugno a Diamante, presso il Museo DAC alle ore 18,00, la scrittrice Sabatina Napolitano presenterà il suo romanzo Origami ( Campanotto Editore) insieme all’Assessore alla Cultura del Comune di Diamante, Francesca Amoroso, allo scrittore Francesco Gallotti e al giornalista Pippo Gallelli.
In questa intervista ci parla del suo romanzo e del suo lavoro di scrittrice.
Sabatina, lei ha scritto un romanzo “Origami” che dal titolo ci fa comprendere come giocare con la carta sia fondamentale per un autore così come per un editore. Ma quanto alle parole, sono importanti nel romanzo? Quale è la parola intorno cui ruota il romanzo?
“Origami” è un romanzo che parla di libri e di impiegati che lavorano in una biblioteca. Gustavo, editore e scrittore del quotidiano più importante ama Borges e dedica la sua vita al giornalismo. La storia non è ambientata in una casa editrice ma in una biblioteca (la biblioteca di Itaque) e una redazione (la redazione del giornale Origami). La protagonista non è una editrice ma è una giornalista e bibliotecaria. Il romanzo è un racconto lungo, spontaneo con uno stile deciso. A volte salto le virgole così come preferisco i periodi lunghi. Uno stile che risuona strano ma che ho voluto rappresentare per l’esordio. Non mi specchio nella protagonista ma in tutti i personaggi, come verrebbe spontaneo ad ogni scrittore, mi sembra evidente. Se anche dicessi che non c’è niente di me nei personaggi sarebbe una ingenua falsità. Non volendoci ritrovare a scrivere delle sgradevoli ridondanze mi piace quando nel vitalismo del giornalista e quindi del critico e del saggista si depongono le armi della seduzione per quelle della resa incondizionata. Dal momento che in questa situazione, in cui il mio esordio non è stato dettato da un concorso letterario, né dal contatto con una major, mi pare evidemente che sia molto più vicina alla resa incondizionata di quanto non possa esserlo il critico, saggista e studioso.
Quello che secondo me è eterno è l’attimo in cui dura l’incontro giornaliero che prima spinto dal bacio del sogno e della possibilità era durevole, profondo, destinato a non passare perché caricato di tante regole dell’amore che chiedono la stima, l’innocenza del sentimento e la favola. Ora, nel “post”, al tempo dell’effettiva disillusione, l’eterno sembra durare poco, qualche ricordo, un paio di ore poi ritorna la digestione dell’offesa, l’abitudine, il lavoro. L’eterno è quel pasto che non è torturato in noi, ma che diventa razionale, aperto, ben stagliato in noi. C’è qualcosa di più oltre la provocazione giornaliera, c’è a volte quel sublime arretrarsi che suona come l’attimo prima di concedersi. Se potessi scegliere una parola per origami sceglierei “seduzione”. Un concetto non lontano a Bataille, Baudrillard, Barthes. Il punto è che se Olga non riuscisse mai ad incontrare Gustavo, se non si fosse mai sfilata da quella vita prima del matrimonio, che senso avrebbe un pomeriggio d’amore senza futuro? La seduzione è comando, non è provocazione ma è soprattutto legata a una promessa di eternità. Ecco quando il concetto di eternità piomba nelle nostre vite, come in quella di Olga, c’è da chiedersi quanto possa durare, nel pratico, il nocciolo di una allusione amorosa, quanto questa allergia ideologica, questa fantasia amorosa sia in grado di durare anche nel tempo del -post, della disillusione.
Quale è il senso di uno scrittore?
Il senso di una scrittrice non so quale possa essere vale di caso in caso. Suppongo che sia trovare particolare genialità dietro personaggi semplici quali professori, giornalisti, scrittori, impiegati di una biblioteca, come nel mio caso. “Origami” non è un campus novel è un romanzo che suona come una scelta amorosa, un errore che però crea familiarità e difende il sangue (forse, se ci riesce). Un errore straordinario che ancora può commuovere anche se non lo fa in modo sinceramente esplosivo, un romanzo che può ancora tentare quella strada meravigliosa che è il durare anche dopo l’impulso, che in un qualche modo è restare anche se questa strada è tormentosa e molto dolorosa perché ti costringe a volere desiderare una vita altra, progetti difficili che appaiono impossibili e lontani se non c’è una spinta profonda dell’erotismo, dell’inquietudine amorosa. Il senso di uno scrittore è inquadrare la società contemporanea e soprattutto cercare con spirito di ragionare intorno le inquietudini dell’uomo, quelle che cela dietro la maschera delle provocazioni e quelle che sul serio prova quando poi si trova diviso nel desiderio.
Cosa pensa della letteratura?
Credo sia un concetto abusato. Prima, pochi anni fa avrei fatto di tutto per difendere una “letteratura” oggi ho compreso che c’è un concetto scientifico di letteratura che interessa i filologi, come i linguisti, gli scrittori, i poeti, i traduttori, i critici ma il restante è una rete di accordi tra conoscenze ed eventi. La letteratura non è qualcosa di emblematico, è qualcosa che vedi dallo specchietto retrovisore mentre tu sei in viaggio. Ognuno va per la sua strada, la letteratura è quella che accade nel mentre. Ci sarebbe da rimuginare sul concetto di “vita”, “biografia” e “letteratura” ma non credo sia un qualcosa che mi interessa. Ci sono delle logiche che sfuggono al controllo dei concorsi, e sono ad esempio i casi dei Nobel, o i casi di personalità dal carisma così percepito (anche dai singoli gesti) che sono a metà tra una vita veramente letteraria e una biografia letteraria. Sostanzialmente si può essere percepiti senza aver vinto un premio e si possono vincere premi in virtù del valore della persona non dell’editore in quanto tale. I premi che guardano al libro come prodotto sono sposati alle major talvolta, quindi la letteratura potrebbe essere solo ed esclusivamente delle major ma questo è falso se poi si vanno ad esaminare gli effetti storici. Non saprei dire se la letteratura nel mio cuore si contente un posto. Se avessi un uomo mio ora da vivere insieme nel concreto, lo concepirei necessariamente per natura, come un soggetto letterario. Quindi per me letteratura è una parola che indica una dimensione di realtà. Non credo che uno scrittore si innamori facilmente di una giornalaia anziché di una giornalista. Così come non credo che un operaio si innamori e pretenda di vivere con una influencer milionaria. La letteratura per me è un allucinante paradosso dove è pur vero che avvengono tutte le cose della vita: l’amore, il futuro e i figli.
Cosa desidera per il futuro con “Origami”?
Il romanzo ha ancora molte strade possibili tra cui la rassegna stampa e le traduzioni. Non mi aspetto più qualcosa di prodigioso come un film ma siccome lo dicono tutti, lo faccio anche io. A volte mi piace pensare a Origami come un fumetto buffo, con la protagonista in dialogo con l’amante e l’amica. Ma a volte immagino anche una serie televisiva. Non sono convinta che il romanzo debba uscire da una major per essere notato come storia e trama, no. Prima come si sa, dipingevo anche, ma mi hanno fatto passare la voglia dove sono venuti a fare dei reading di poesia nel luogo in cui dipingevo. (Sì tra poeti di basso profilo accade di tutto e la chiamano “trasformazione”). Mi aspetto cose memorabili da questo romanzo certo perché no, come ci si aspetta delle sorprese meritate che arrivano dall’universo mentre tu ormai non ci credevi più ma nel tuo cuore pregavi che accadessero.
Pensa che “Origami” sia un romanzo che racconta la passione degli uomini?
“Origami” è un romanzo adorabile nell’ottica in cui racconta uno spaccato sui fatti sociali. Sia per ciò che accade nella biblioteca, e sia per ciò che accade nell’orfanotrofio, la storia non va di chiacchiera in chiacchiera ma ad ogni capitolo sembra raggelare, dire qualcosa di nuovo. Alla prima lettura è difficile che il romanzo rincasi, quando per rincasare si intende offrire una lettura pacificante e armoniosa. Si tratta di un romanzo utopico a sfondo sociale, quindi non è una lettura distensiva, chiede un lavoro intenso di visioni astratte come di ambizioni che a volte i romanzi non chiedono al lettore. Comunque alla fine il lettore si trova a scoprire qualcosa più che capirci di più di sé stesso: ci sono dei punti di passaggio, dei giochi che seguono come la linea di un grandissimo dolore o un grande piacere: sta al carattere del lettore stabilirlo. Alla fine per passione si intende anche l’accanimento che si avverte verso il nuovo, in questa ottica “Origami” è un romanzo appassionante perché precisa delle novità nello stile, nella fantasia, nella visione politica delle cose.
Perché hai scelto Diamante per presentare il tuo libro?
In prima battuta perché vengo ogni estate a Diamante per le vacanze con gli amici. I murales, così come le spiagge, il cinema, il festival del peperoncino, le uscite per locali, le chiese: sono tutte realtà che sento appartenermi. Ricordo ancora la prima volta che misi piede a Diamante, al borgo, il centro storico. Una perla d’antichità incastonata nel mare. C’è da dire che per chi non è stato mai a Diamante troverà ovunque dei murales, come racconti lungo i vicoli, ci sono murales dappertutto! Un paese di pescatori raccontato dalla storia di artisti. Spesso andiamo anche a Cirella, le spiagge hanno dei tramonti intensissimi. Questi luoghi mi sono entrati dentro come un lunghissimo dolore che si è trasformato in una lunghissima speranza, perché è questo che riescono a fare i vicoli di Diamante: gridano con un potere magico e sovraumano, non solo nel plenilunio, in eterno.