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Canti della Passione

I CANTI DELLA PASSIONE

I Canti della “Passione di Gesù Cristo” e de “Il Pianto di Maria” sono stati da sempre, sin dall’antichità della nostra cittadina, l’anima orante che ha animato le strade del borgo marinaro e le funzioni sacre della Settimana Santa. Le origini sono ben note a pochi giacché il canto è sempre stato tramandato oralmente di generazione in generazione, ma sembrerebbe che stanziarono nella nostra terra alcuni monaci che ne scrissero i testi e li animarono vocalmente con l’ausilio degli uomini del posto che altri non erano che semplici pescatori, giacché in maggioranza la popolazione era costituita da gente che viveva del lavoro che offriva il mare. È per questo motivo che l’originale coro dei canti della “Passione” è un coro maschile.

Negli ’70 /80 ci fu una formazione anche di voci femminili che è stata riproposta con ottimi risultati anche nel secondo decennio del terzo millennio, pur non rispecchiando l’originalità della timbrica che prevede un suono più scuro proprio per esprimere le forti sensazioni delle liturgie delle Tenebrae Temporae Quadragesimales. L’esperimento dei cori femminili ha, però tutto l’onore di essere considerato positivamente perché è diventato anch’esso metodo di trasmissione e continuità nel tempo. [ …] Nel corso del tempo si sono succeduti diversi pescatori, una volta scomparsi i monaci, infatti, l’eredità è rimasta nelle loro mani che hanno creato diversi gruppi che cantavano per l’appunto diverse melodie con differenti toni e differenti testi, riguardanti le varie fasi della Passione di Cristo: “Gesù Appassionato” o detto anche il gruppo del “Gesù Mio” dove si Canta la famosa strofa “Oh, Maria quel tuo bel figlio, chi l’uccise te lo rubò”; “Gesù nell’orto” che ritrae il momento della sofferenza di Cristo commemorata liturgicamente nel Giovedì Santo che inizia con “ Padre se sia possibile francer quel ceppo amaro che tanto l’uom è caro, tanto crudel sarà!” fino a raccontare la condanna di Gesù per mano di Pilato e la rinnegazione i Pietro […] la stessa melodia di questo secondo testo si sviluppa in un altro momento che è “Teco vorrei Signor”, cioè non è più il racconto di Cristo, ma la voce del penitente che si pente dei suoi peccati e che per amore di Cristo si offre a portare la croce seguendolo fino alla morte .

Arriviamo al dunque con altri due passi dei canti della Passione che ritraggono invece il dolore di questo momento visto da altri occhi, quelli della Madre di Cristo e siamo quindi al “Pianto di Maria” che inizia con il canto della Passione “Ohimè, chi mi consola in gran dolore. È già ch’è morto in croce il mio figliolo” qui si ripercorrono, in venti strofe, la vita di Maria Vergine con il suo piccolo Gesù tra le fasce presentato al Tempio dove il Vecchio Simeone vide la Luce, sino alla morte atroce ed è quasi un paragone di abbracci tra madre e figlio nel ricordare quelli della gioia dell’infanzia e l’ultimo abbraccio dopo che gli è restituito dalla Croce. Il “Pianto di Maria” che su ho menzionato inizia invece con un altro tono ancora, più dimesso, più singhiozzato, dove i sospiri diventano aneliti per esprimere il singhiozzo del pianto di una Madre che vede suo figlio giacere morto per mano dell’empietà umana […] “figlio dell’anima mia, mio figlio amato”…[…] .

Il canto della passione ha trovato cosi terreno fertile nella nostra terra da secoli fino ad oggi si sono succeduti diversi gruppi, ognuno ha ereditato la propria fase della passione di Cristo e ognuno con il suo motivo e il suo testo li hanno sempre fatti riecheggiare nei vicoli e nelle strade. Voglio ricordare persone che per una vita intera hanno prestato amorevolmente questo servizio, i pescatori e non: Luigi Perrone ‘A Pizzogna ( pescatore) che era solista del gruppo il Pianto di Maria fino al 1989, Massimiliano Silvestri ne prese il posto dal 1992 sino al 2015 per ben 23 anni consecutivi, le altre voci del coro Antonio Tiesi, Pasquale Perrone detto ‘U Zurr (pescatore),Arlindo solista e corista (pescatore) Giuseppe Bencardino ( famiglia di pescatori) ,Francesco Naso, Luigi De Pietro , Salvatore Murdocca, Franco Suriano, Pippo Perrone, questi hanno fatto la storia e sono ancor oggi cantori, coloro che sono in vita. Nello storico gruppo del Gesù appassionato ricordiamo Egidio Bruno detto Gigginil che ha portato avanti il suo gruppo con tanti altri cantori per tutta la vita e ha lasciato l’eredità a coloro che sono rimasti come Eugenio Bianco. Nel gruppo del “ Gesù nell’orto” ricordo lo storico solista Vincenzo Arcella detto ‘U Pilonu. – […] Oggi la tradizione continua portata avanti da tanti giovani che hanno abbracciato l’amore per questa tradizione e la portano avanti, alcuni affiancandosi ai vecchi cantori che continuano a prestare questo servizio, altri formando nuovi gruppi che egregiamente rispettano i canoni tradizionali, tra questi giovani voglio ricordare Antonino Perrotta che si è formato nel gruppo sopra menzionato ed è stato promotore di questa giovane generazione di cantori.

Di seguito vi offro alcune tra le strofe più belle:

Ohimè chi mi consola in gran dolore,
è già ch’è morto in croce il mio figliolo.

Oh madre afflitta, Oh madre sconsolata,
è morto il tuo figliolo ch’era più amato.

La bella scrima che t’annellaje,
or te la vedo di spine incoronata.

Senì na vucia dietro a quegli scogli,
era Maria che piange il suo Figliolo.

Oh peccatori, quanto siete degni,
per voi peccati, oh Maria preca per noi.

Articolo di Massimiliano Silvestri

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