Ciao come stai?

di Gaetano Bruno

Ciao, come stai? Quante volte abbiamo detto questa frase senza darle il giusto peso. Quasi come un intercalare. Senza dare a quelle parole il significato profondo. Come stai, come ti senti, come senti te stesso, ammesso che tu ti stia ascoltando. E in questo periodo surreale credo che un po’ tutti ci siamo messi in ascolto di noi stessi e degli altri. Non è il caso – probabilmente non lo è mai ma in questo momento men che meno – di giudizi di valore ma sto notando, almeno sui social, una persistenza, quasi una recrudescenza, di rabbia sociale che proprio non mi spiego. E’ un momento difficile al quale ne seguiranno altri sotto profili diversi forse ancora più complicati ed è il caso di iniziare a predisporsi ad un atteggiamento di pazienza e solidarietà. Siamo tutti messi alla prova e questo dobbiamo riconoscerlo prima possibile per meglio interpretare questo nostro tempo e non saranno certo il livore, la rabbia, la frustrazione ad aiutarci ad uscirne. Abbiamo estrema necessità di donare. In questo momento più che in altri. Perché permettere che questa situazione abbia come strascico fratture sociali ancora più profonde sarebbe la vera sconfitta. Gli slogan sullo stare uniti stanno spopolando ma poi, come sempre, saranno i fatti a parlare. Durante e dopo le guerre – perché questa è una guerra – c’è sempre chi festeggia sulle macerie e chi invece, a testa bassa, si adopera per ricostruire. Sono facce della stessa medaglia, due “esempi” da poter seguire. Il primo tocca le corde della sopravvivenza personale, del superamento dell’altro nella scalata sociale, il secondo quelle della sopravvivenza e dell’evoluzione della specie intesa non solo come progresso tecnologico ma come miglioramento dell’humanitas che distingue l’uomo dalle cosiddette bestie. Ecco perché la massima di Hobbes dell’homo homini lupus non può più rappresentare l’alibi dietro al quale nascondere le proprie debolezze o la voglia del singolo di avere di più, di vivere nell’abbondanza senza guardare a cosa succede fuori dall’uscio di casa propria. Questo periodo e quello che ne seguirà rappresentano invece una grande occasione per una evoluzione morale della nostra specie. Bisogna avere il coraggio di ripartire da ciò che è giusto per la collettività e non da ciò che è utile per il singolo. Ognuno nel suo piccolo. Con azioni concrete. Dobbiamo diffondere tutti un sentimento di fiducia nell’essere umano, altrimenti questo virus avrà vinto, non perché avrà ucciso decine di migliaia di persone, ma perché avrà scavato un buco in ognuno di noi uccidendo la speranza di essere un po’ migliori, la speranza di chiederci l’un l’altro, con interesse sincero “come stai?”.

 

 

Lo foto in evidenza è un particolare del murale di Flavio Solo per OSA17

Fonte: ufficio stampa di OSA

 

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