Frammenti di quotidianità
di Annalisa Pitrelli
Ovunque ti trovi nel mondo non dimentichi mai le tue origini, ma questo secondo me è un bene, infatti ho sempre pensato che non bisogna perdere ciò che siamo stati, nonostante quello che siamo diventati nel corso del tempo.
A volte mi soffermo a riflettere su alcuni stati d’animo che mi avvolgono all’improvviso … sentimenti molto simili alla nostalgia… ma cos’è? … di che si tratta? Se li assecondo, non li imprigiono ma li lascio liberi di andare, mi fanno sentire una piccola stretta al cuore, una velata tristezza, qualcosa che esiste in un’altra dimensione temporale e spaziale, forse legata all’adolescenza, forse al ricordo di un amico perduto o di qualcosa che ho lasciato e che non riesco più a ritrovare, qualcosa legata alla mia esperienza nel mio paese di origine, una malinconia che non descrive solo il luogo della mia infanzia o il tempo della mia gioventù, ma proprio quella particolare sensazione che colleghiamo alle nostre origini, ad un passato quasi perduto, ma di cui recuperiamo il ricordo grazie ad un suono, un profumo, un sapore… i miei sensi conservano la memoria di un tempo e di un posto lasciato ormai da 30 anni, una sensazione di sicurezza e di felicità legate al senso di identificazione e di appartenenza. I ricordi non li puoi legare, non li puoi chiamare, non li puoi controllare, si fanno beffe di noi, emergono all’improvviso spesso cogliendoci di sorpresa, e basta un niente per riattivare la memoria. A volte ci fanno male, ma senza ricordi è come non avere un passato. I ricordi siamo noi!
Il mio ricordo inizia sempre con una partenza, con un distacco, il ricordo della prima volta che ho preso quel treno che mi ha portato via per andare a studiare lontano, lasciare tutto, i miei posti, i volti conosciuti, gli amici di sempre, la mia famiglia, la mia casa, il mio mare, tutto che si allontanava fino a non vederlo più mano mano che il treno mi portava via, tutto il mio mondo improvvisamente relegato nel ristretto spazio del finestrino, i luoghi e gli anni più cari, compressi in un misero quadrato trasparente e io non ho potuto fare a meno di lasciare andare quella lacrima che inutilmente cercavo di reprimere.
Si parte con la speranza di poter riuscire a costruire un futuro come noi lo vogliamo e come crediamo di meritare raggiungendo un luogo sconosciuto e al quale dobbiamo velocemente adattarci, nuove strade da imparare e da percorrere, nuovi volti da ricordare, nuova vita da vivere e nuove abitudini in cui quasi mai ci ritroviamo. Piano piano ci si adatta, ma una parte di te, una parte di cuore è rimasta laggiù, ed ecco, che quando meno te lo aspetti, quella vocina sopita si fa sentire, chiama, urla qualcosa… prendo una pausa dal frenetico correre della città per abbandonarmi un lungo momento ai ricordi ed è così che mi ritrovo nella calma e nei ritmi più lenti del mio paese: Diamante! dove tutto scorre e si muove ad una velocità diversa, mi ritrovo a passeggiare sul lungomare in una assolata domenica primaverile e piccole, stanche onde bagnano lentamente la battigia, quasi fossero consapevoli che la domenica anche loro possono poltrire un pò di più, riconosco i volti sorridenti delle persone uscite dalla chiesa, il pranzo con i nonni… e ancora, mi sembra di sentire risate di persone familiari, il profumo ed il sapore del Natale in famiglia, e i giorni che precedevano il Natale erano un susseguirsi di momenti tradizionali come la preparazione dell’albero di Natale e soprattutto del presepe; rivedo il mare in tempesta d’inverno e l’odore di salsedine che sale fino alle narici è così reale che mi fa arricciare il naso… mi sembra di rivivere le varie feste e ricorrenze da celebrare, l’odore delle “pizzatole” appena sfornate nel periodo di Pasqua, ascolto rimbombare nei vicoli del centro storico il canto della passione nella settimana santa … mi sembra ancora di scorgere volti di pescatori segnati dalla fatica del loro lavoro con i rituali e gli strumenti della vita marinara… rivivo la religiosità e devozione popolare, il mondo delle superstizioni, l’allegria della festa e la magia del focolare. Tornano frammentati alcuni volti che fatico a tratteggiare, gli aneddoti tramandati, perfino alcune questioni irrisolte. Ci sono cose e storie che custodiamo nei grandi armadi della memoria e che restano lì in attesa che arrivi il momento giusto per rivivere.
Mi vedo ripercorrere un dedalo di vicoletti popolati di gatti, che la mia immaginazione di bambina trasfigurava in scenari di avventure fantastiche … più mi lascio andare più i ricordi affiorano nitidi e numerosi. Ripercorro idealmente la fiera del paese, una fiera il cui fascino nei tempi di oggi non esiste quasi più. Nessuno ha più bisogno delle ingenue curiosità di una volta, i tempi sono cambiati e con essi anche i bisogni e le magie.
Rivedo Giuseppe… l’aspetto di un uomo ma il cuore e la mente di un bambino, una persona con cui la vita non è stata benevola, che mi ha sempre regalato un sorriso pur non sapendo neanche chi fossi.
Quasi come fantasmi di un’altra epoca rivivono sbiaditi ricordi della scuola, dove si andava a piedi in compagnia di un’amica, quando, ancora senza telefoni, per vederci bisognava suonare il campanello di casa ed urlare “dai vieni giù!”.
I giochi in strada, le ginocchia sempre sbucciate, le corse in bicicletta e… il mare! Quel mare che ho osservato e ho ascoltato mille e mille volte per lunghi momenti seduta sulla scogliera, quel mare a cui ho donato i miei pensieri, i miei sogni, le mie disperazioni… messi idealmente in una bottiglia, affidati alle onde e trascinati chissà dove! Mi sembra quasi reale la sensazione della sabbia sotto i piedi, così come il crepitio del fuoco dei falò in riva al mare in estate o il bagno a mezzanotte e, infine, mi commuovo pensando ai meravigliosi tramonti sul mare e alla spensieratezza che accompagnava quelle lunghe e assolate giornate. … Frammenti di una quotidianità perduta eppure nitida e viva che coccola e al tempo stesso ferisce la mia anima.
Nonostante tutto mi concedo piacevolmente una pausa per visitare il passato, con le sue luci e le sue ombre, senza rimpianti e cercando di non restare intrappolata nella legge naturale del tempo che passa. È come un incantesimo che porta anche serenità e gioia insieme a quella dolce malinconia e anche i ricordi più tristi vengono ammorbiditi dalla forza del tempo che scorre e cura le ferite, come quelle impresse dalle persone che ci hanno lasciato ma che è come se fossero ancora con noi, come se ci potessimo ancora parlare grazie all’incantesimo del ricordo. Possiamo aver viaggiato molto, aver chiamato “casa” molti luoghi e lasciato un pezzettino di noi in tanti posti esplorati ma il sentimento che ci lega alle origini è e resta presente ed intenso più che mai.
Ed è così che ritorna a far capolino quella lacrima trattenuta a stento tanti anni fa… la ricaccio via, sospiro e ritorno alla caotica vita cittadina e mi immergo nel mare di gente intorno a me e, ricordando Leopardi ”…il naufragar mi è dolce in questo mare!”.
Annalisa Pitrelli
Nasce nel 1970 a Salerno e vive a Diamante fino al conseguimento della maturità scientifica.
Si forma, successivamente, nel campo della moda conseguendo con il massimo dei voti il diploma di laurea quadriennale all’Accademia di Moda e Costume di Roma, per diversi anni lavora nel campo della moda come stilista e nel campo dello spettacolo come costumista teatrale e cinematografica e aiuto scenografa, collabora per alcuni anni con un laboratorio di decorazioni d’interni e stampa a mano su tessuti, successivamente perfeziona la formazione artistica conseguendo con Lode il diploma di laurea triennale e laurea specialistica all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Assistente di Laboratorio presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma, successivamente Cultore della materia di Plastica Ornamentale prima e Semiologia del Corpo oggi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, insegnante di Arte e Immagine.
Nel 2015 effettua dimostrazioni, interventi e realizzazioni di mosaico durante l’evento “Festival del verde e del paesaggio” presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Dal 2015 al 2018 ha partecipato a numerose attività di restauro di opere pittoriche e scultoree di Arte Sacra
Dal 2011 ad oggi ha partecipato a numerose mostre, i suoi lavori hanno al centro dell’ispirazione l’uomo, inteso come parte di tutto, del cosmo, dell’universo prediligendo esprimersi attraverso il linguaggio universale dei simboli. La caratteristica delle sue opere è il costante lavoro di ricerca e di sperimentazione attraverso nuovi linguaggi e nuove tecniche, intervenendo sulla materia con una predilezione per i metalli, in particolare il rame.
Vincitrice nel 2019, insieme ad altri 20 artisti, del concorso internazionale di scultura contemporanea “Arte Mogao Caves”, indetto da Gansu Silk Road International Expo – Cina .
“Mi piace sperimentare allontanandomi dai tradizionali strumenti di pittura ed utilizzando anche materiali inusuali come gli acidi o il fuoco per provocare ossidazioni e corrosioni sul metallo, per far scaturire direttamente dalla materia un linguaggio misterico che parli direttamente all’anima, qualcosa di immediatamente evocato, per cercare di aprire gli occhi ad uno sguardo interiore. È la ricerca della trascendenza, la ricerca di tutto quello che esiste nel più profondo di ognuno di noi ed al di fuori di ognuno di noi, che dà origine a tutto, incluso il nostro sentire e percepire il mondo. Si tratta dell’esigenza di indagare ciò che è difficile spiegare, quella sensazione a cui non riusciamo a dare né corpo né figura. Non mi soffermo su quello che i miei occhi vedono e che può essere facilmente raffigurato, cerco di andare oltre, di compiere un viaggio nella coscienza per cercare ciò che è nascosto. Spesso mi sono chiesta il perché di questa necessità interiore, e sono arrivata alla conclusione che è perché nell’uomo, in ogni uomo, esiste la tendenza al divino, ad una visione mistica delle cose e ad un volersi sentire parte di un tutto. Si può riassumere tutto nelle parole greche che aprono la maggior parte dei testi alchemici “en to pan”, nell’uno è il tutto, spiegabile nell’impulso alla conoscenza di sé e, di conseguenza, alla completezza a tutti i livelli”.
Il murale realizzato da Annalisa Pitrelli nel 2018 a Diamante